Essere differenziati per essere intimi
Quando parliamo di intimità ci riferiamo all’avvicinamento reciproco di due persone per una conoscenza più profonda. La sessualità può essere una componente dell’intimità, ma non è l’unica, poiché l’intimità comprende anche l’espressione dei propri desideri e aspirazioni, la condivisione delle proprie idee e opinioni, l’affettività, il riconoscimento reciproco del proprio valore e dei propri bisogni. Ne deriva che possiamo essere intimi non solo con i partner sessuali ma anche con amici e familiari.
Un concetto che ci serve per comprendere l’intimità è quello di differenziazione. Noi siamo differenziati quando abbiamo un Sé ben definito, una nostra individualità, che non si annulla nel momento in cui ci avviciniamo all’Altro: siamo cioè in grado di entrare in rapporto stretto con le persone per noi importanti restando noi stessi, senza annullarci.
Chi è differenziato può entrare in intimità con l’altro tollerando le differenze, i disaccordi, senza sentirsi rifiutato o abbandonato. Al tempo stesso, non ha bisogno di fuggire dall’intimità e dal legame intimo per evitare di perdere la propria identità: riesce a stare nella vicinanza senza sentirsi intrappolato o annullato. Questo processo può essere descritto come un’acquisizione di competenze nel gestire le relazioni, non come una caratteristica fissa di personalità. E’ dunque qualcosa che si può imparare.
Si può imparare ad essere permeabili all’altro, accettandone le opinioni, le critiche, le stimolazioni, senza sentire di doverci continuamente conformare ad esse per essere perfetti e continuando, invece, ad autodefinirsi.
Si può anche imparare a gestire l’ansia e la sofferenza che la crescita psicologica ed emotiva comportano, l’ansia e la sofferenza che possono derivare dal sentirsi soli o non sempre apprezzati.
Si può entrare in empatia con le persone a cui teniamo, stare loro vicini, senza essere risucchiati nel vortice dei loro problemi, del loro dolore, della loro ansia.
Si può cioè essere, usando una metafora, come racchiusi insieme nello stesso baccello, in comunione, condividendo lo stesso spazio e la stessa linfa, ma ognuno con una propria entità, una propria individualità, che permette vicinanza e separazione allo stesso tempo.
L’opposto della differenziazione è la fusione emotiva, ovvero l’idea secondo la quale, per funzionare bene nella vita e nei rapporti, bisogna ricevere sempre più amore e attenzioni, essere in comunione totale con l’altro, confermati e approvati in tutto ciò che si fa. La fusione però non porta ad una reale intimità con l’altro, poiché non si riesce a conservare la propria individualità, si smette di sapere chi si è, non si ha più consapevolezza di sé e non viene accettata neppure la diversità dell’altro.
Allo stesso modo, rifuggire dai legami intimi è un’altra faccia della fusione, di questa mancanza di differenziazione: significa infatti tenere gli altri a debita distanza e non permettere a se stessi di avvicinarsi troppo per paura di perdersi nell’altro, di non avere sufficiente certezza del proprio confine e così sentirsi invasi, manipolati, in balìa. Si ha cioè la sensazione di non poter controllare la relazione e di non poter controllare l’altro e così di rischiare di rimanere feriti e di sentirsi abbandonati.
La fusione, questo stile di approcciarsi all’intimità, può essere alla base della Dipendenza Affettiva e della Controdipendenza Affettiva.